La solitudine dei personaggi letterari. Da Daniel Defoe a Harper Lee

La solitudine di alcuni personaggi letterari può catturare interesse e fascino, suscitando curiosità. Ci si interroga sul perché questi individui scelgano di non partecipare alla vita comune: è forse per incapacità o perché possiedono una conoscenza che sfugge agli altri? La loro solitudine spesso incuriosisce il lettore, nascondendo storie da scoprire. Tuttavia, non esiste un “tipico” solitario: essi possono assumere ruoli diversi, essere pericolosi, attenti, felici, disperati o nessuna di queste cose. Ecco alcuni solitari affascinanti in letteratura.

The Life and Adventures of Robinson Crusoe, Alexander Frank Lydon (1836-1917)

Robinson Crusoe – Daniel DeFoe

Robinson Crusoe è un solitario per necessità, un abile costruttore sostenuto dalla fede e dalla civiltà.

“Mi dedicai a realizzare alcuni oggetti essenziali di cui sentivo maggiormente la mancanza, in particolare una sedia e un tavolo; senza i quali non avrei potuto godere dei pochi comfort che possedevo al mondo. Senza un tavolo, non potevo scrivere, mangiare o svolgere altre attività con piacere.”

Dopo dodici anni, però, scopre di non essere solo sull’isola, e questo lo sconvolge.

“Tremavo al solo pensiero di incontrare un uomo e mi sarei nascosto sottoterra all’ombra o alla silenziosa apparizione di un uomo che avesse messo piede sull’isola.”

Questa scoperta lo spinge a riflettere più profondamente sulla sua vita e la sua solitudine.

Oberman – Etienne Pivert De Senancour

“Oberman” dello scrittore francese Etienne Pivert De Senancour è un romanzo epistolare di complessa interpretazione filosofica, che non riuscì a raggiungere un ampio pubblico al momento della sua pubblicazione nel 1804.

Tuttavia, fu riscoperto negli anni ’30 del XIX secolo da letterati romantici come Nodier, Saint-Beuve, George Sand e Balzac, influenzando alcune delle loro opere.

L’autore scrive lettere a un ipotetico lettore, il cui nome non viene mai rivelato.

Le 89 lettere, scritte tra il 1789 e il 1803, fungono da diario in cui l’autore narra la sua partenza dalla Svizzera e l’inadeguatezza alla vita sociale, esprimendo il suo malessere spirituale, pessimismo, angoscia e malinconia:

“Le belle giornate non mi piacciono più, sono scontento quando il tempo è bellissimo; ho lottato invano contro questo malessere interiore ma non ho potuto trionfarne”.

Durante il suo soggiorno a Parigi, spera brevemente di ritrovare la felicità, ma giorno dopo giorno si rifugia nella solitudine.

Nell’ultima lettera scrive:

“Quanto a me, che non pretendo di vivere ma solo di contemplare la vita, farò bene a immaginare almeno la parte che un uomo deve sostenere. Posseggo tutto quanto mi occorre: tempo libero, tranquillità, noia, una biblioteca limitata ma sufficiente”. Escludendosi definitivamente dal mondo.

Miss Havisham – Grandi speranze di Charles Dickens

La signorina Havisham, personaggio di “Grandi speranze” di Charles Dickens, non è una solitaria per scelta, ma una donna spinta all’isolamento dal dolore. Vive reclusa nel suo palazzo, dove tutti gli orologi sono fermi alle 8:40, l’ora in cui ha ricevuto la lettera che le annunciava l’abbandono poco prima del matrimonio. Continua a indossare il suo abito da sposa, simbolo di un’unione mai avvenuta, mentre la torta nuziale marcisce sul tavolo. Adottando Estelle, che attira uomini senza mai concedersi, si vendica degli uomini in generale. Inizialmente protegge Pip, ma successivamente infligge anche a lui sofferenza, esercitando un controllo immenso sulle vite altrui, tutto senza mai uscire di casa.

Stevens – Quel che resta del giorno, Kazuo Ishiguro

Stevens è un personaggio centrale equilibrato, un esempio lampante di come si possa vivere circondati da molte persone, interagendo quotidianamente con loro, eppure restare completamente soli. Sembra incapace di uscire dal suo ruolo di maggiordomo, al punto che, mentre suo padre muore in una stanza al piano di sopra, lui continua a lavorare. Per lui, la “dignità” è al di sopra di ogni cosa, e reprime i suoi sentimenti per la governante Miss Kenton. Solo troppo tardi capirà quanto gli sia costato questo atteggiamento.

Boo Radley – Il buio oltre la siepe, Harper Lee

Boo Radley è un solitario di cuore eroico. Leggende si sono diffuse su di lui poiché non si vede mai, e ai bambini viene raccontato che si nutre di scoiattoli e gatti. È legato solo alla sua casa e giungerà in soccorso dei figli di Atticus in un momento critico. Dopo le drammatiche vicende legate al processo di Tom Robinson, si intuisce perché qualcuno preferisca tenerlo lontano dal mondo esterno. A volte, l’interno della propria casa è il rifugio più sicuro.

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