Camminare fa bene. La filosofia dell’andare a piedi di Frédéric Gros

Frédéric Gros con il suo libro Andare a piedi (Garzanti) ci dice che camminare stimola l’intelletto e le persone ritrovano se stesse.

Esistono molti tipi di passeggiate, incluse quelle emotive; ciascuna offre una sensazione unica, influenzata dal luogo, dalla natura di un giardino o dalla presenza o assenza di compagnia.

Simile a un’arte di vivere, la passeggiata è una pratica quotidiana che merita attenzione, trasformandosi in un’arte secondo Franz Hessel (1880-1941) nel suo libro “L’arte di andare a passeggio“.

Quest’opera, inoltre, propone piccole passeggiate filosofiche che ispirano a uscire e fare un giro.

Invece Frédéric Gros ci presenta la strada come metafora di una nuova visione del mondo nel suo saggio “Andare a piedi. Filosofia del camminare“, pubblicato da Garzanti.

In questo testo, Gros esplora l’arte del camminare come una riflessione filosofica, sottolineando come sia un’attività accessibile a tutti e capace di offrire un assaggio di libertà autentica.

Una libertà che si manifesta nel godere del tempo, dello spazio, del proprio corpo, una libertà che si confronta con le necessità della vita. È questa esperienza che stimola i sensi e la mente.

Ai pensatori camminare fa bene al loro intelletto

Nel libro, Gros cita pensatori come Nietzsche, Rimbaud, Rousseau, Thoreau, Nerval, Kant, e Gandhi, che hanno praticato il camminare con dedizione e passione, considerandolo un modo di vivere, un esercizio spirituale e filosofico.

La passeggiata sta guadagnando sempre più seguaci, che ne apprezzano i benefici: la tranquillità, la comunione totale con la natura.

Non richiede apprendimento, tecnica, attrezzature o denaro, ma solo un corpo, spazio, tempo e una mente aperta.

Sia come trattato filosofico che come esplorazione dell’arte della passeggiata, questo libro delizierà chi non è a conoscenza del fatto che molti pensatori del passato hanno consumato le suole delle loro scarpe camminando.

Lontano dalla civiltà

Frédéric Gros ci conduce in un pellegrinaggio verso la natura, lontano dalla civiltà, attingendo a letteratura, storia e filosofia. Non offre una narrazione, consigli per escursionisti o percorsi segreti, ma piuttosto una riflessione meditativa sull’arte del camminare. L’autore interroga alcuni camminatori appassionati, le cui opere e azioni portano l’impronta del viandante.

Da Rimbaud, “pieno di sogni ingenui, scappa. Parte a piedi, una mattina d’agosto, prestissimo, senza dire niente a nessuno. Va a piedi fino a Givet…”Da otto giorni avevo spaccato gli stivali sui sassi delle strade. Entrai a Charleroi”.


A Nietzsche “era un gran camminatore, instancabile, le sue passeggiate erano lunghe, a volte in ripida salita; e per lo più si nutriva di poco, come un eremita, sempre in cerca di qualcosa che potesse guastargli il meno possibile lo stomaco fragile, moltiplicando le diete.”

Molti considerano il poeta William Wordsworth come il pioniere della passeggiata.

Fu lui a trasformare il camminare in un atto poetico, fondendo l’unione con la natura e la contemplazione del paesaggio.

Wordsworth attraversò a piedi la Francia, scalò le Alpi, e esplorò il Lake District in Inghilterra, traendo ispirazione per le sue poesie dalle sue numerose escursioni.

Tuttavia, dovette affrontare incomprensioni: la differenza tra camminare nella natura e passeggiare nei giardini era vista come una distinzione sociale, riservando le strade sterrate a miserabili e vagabondi.

Per Rousseau, la sola vista di una scrivania spegne ogni entusiasmo; solo camminando trova ispirazione.

Le sue idee nascono durante lunghe passeggiate, con le frasi che gli affiorano spontaneamente: “Non faccio mai nulla se non camminando; la campagna è il mio studio. La vista di un tavolo, della carta e dei libri mi affligge; gli strumenti del lavoro mi demoralizzano. Se mi siedo per scrivere, non mi viene in mente nulla, e la necessità di essere arguto mi priva di ogni arguzia.” (Rousseau, Mon portrait).

Frédéric Gros esplora le infinite possibilità di questa attività all’aperto, considerata il luogo “più arcaico e naturale”.

Ogni pratica è svolta seguendo il proprio ritmo e adattandosi al terreno, senza ricorrere alla forza.

La libertà e il piacere si possono riassumere in “un pezzo di pane, un sorso d’acqua fresca e un paesaggio aperto”.
Queste pagine intense si concentrano sull’interiorità di questa esperienza, sviluppando un dialogo intimo e segreto tra il corpo e l’anima, risvegliata dal movimento fisico.

L’autore

Frédéric Gros è docente di Filosofia all’Università di Parigi-XII e all’Istituto di Studi Politici di Parigi.

Il libro

Andare a piedi

Filosofia del camminare, Garzanti

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